UN GIORNO DI PIOGGIA

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UN GIORNO DI PIOGGIA

Carnevale è arrivato e per noi trentenni passati indenni dal passaggio da “costume di Carnevale” a “Cosplay” una nuova opportunità per mettere in scena tutta la nostalgia dell’infanzia che caratterizza buona parte della nostra generazione.
Eccomi quindi pronta all’appello!
Stavolta ho scelto una delle eroine più dimesse ma allo stesso tempo sovversive dei pomeriggi di Bim Bum Bam: lei, Kiss me Licia, che con i suoi grembiulini, zoccoletti e (credo inevitabili, dato il mestiere…) capelli che puzzavano di fritto riuscì a far capitolare il sex symbol del gruppo glam rock di quartiere. E non solo, perché prima di incontrarlo/scontrarlo usciva con il tastierista del gruppo e i due musicisti stavano quasi per mandare all’aria amicizia e carriera per contendersela. Insomma era un cartone animato del filone “fantascienza”.
Sta di fatto che nostra signora delle acque chete, con la sua pudica timidezza e il suo low- ma molto low profile, nutrendo fratellino e gatto della rock star di periferia si guadagnò a poco a poco fiducia e biglietti sotto il palco. Nel frattempo comparvero anche altri esemplari femminili (Marika, la donna manager arrivista, e Manuela, la girl just wanna have fun che però appena le riuscì si accasò e diventò una felice casalinga maritata) e in questo modo amicizie e band furono salve e nuovi amori sbocciarono sulle note delle canzoni dei Beehive, dai testi indimenticabili: “Baby I love you, vorrei vederti ma tu…” “Io con te vorrei essere già sull’autostrada”.
Cosa ho usato per questo Cosplay? La gonna è originale anni ’80, del nostro archivio Fashiontheater. Il mio maglioncino e la maglietta di Andrea sono stati modificati dalle mani di folletto della zia Barbara Fashiontheater, mentre il gatto Giuliano è una creazione di Graphic Planet Creations, studio specializzato nella riproduzione di pupazzi dei cartoni animati degli anni ’80 e ’90.
So di essere in buonissima compagnia tra i nostalgici dei pomeriggi passati con gli anime: a Milano ha addirittura aperto un paio d’anni fa il ristorante di zio Marrabbio che, a differenza di quanto approssimativamente tradotto nel cartone animato, non cucinava polpette bensì okonomiyaki, una frittella alla piastra fatta con uova, farina e foglie di cavolo (vedi teoria sulla puzza tra i capelli), popolarissimo street food giapponese. Ci porterò sicuramente Andrea e forse anche Giuliano…tanto il mio mangia poco

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